Origini, significato e diffusione della Mindfulness.

Origini, significato e diffusione della Mindfulness.

Mindfulness, tradotto letteralmente significa “pienezza della consapevolezza mentale”.
Ma il significato profondo di questa pratica va ben oltre la sua definizione. Andremo di seguito a fare alcuni distinguo, per meglio inquadrare questo significato. Mindfulness e meditazione infatti non sono propriamente dei sinonimi. Partiamo dalla
meditazione.

Nel nostro mondo esistono innumerevoli tecniche e pratiche di meditazione (o consapevolezza), ognuna delle quali in maniera più o meno profonda, più o meno efficace, punta a creare presenza mentale nell’adesso, l’unico momento che davvero esiste. Alcune tecniche meramente “introduttive” alla meditazione potrebbero essere per esempio delle pratiche come i rilassamenti guidati immaginativi o le visualizzazioni: queste pratiche non sono definibili come meditazione, ma preferiremmo
definirli “viaggi mentali” (o fughe rilassanti), con l’uso di immagini e pensieri. Invece con una tecnica come la M.T. (meditazione trascendentale) di M.Y. Maharishi possiamo già iniziare a parlare di meditazione, perché viene introdotto un mantra (suono mentale/oggetto di osservazione) in cui catalizzare la propria attenzione interiore ed iniziare ad allenare la mente ad un nuovo schema di consapevolezza. Ma anche in questo caso si fa uso di un espediente mentale creato ad hoc (il mantra), non rimanendo totalmente e unicamente “in ciò che già c’è”.

Passando invece dalle pratiche di bioenergetica di A. Lowen fino ad alcune tecniche meditative di Osho, seppur attive e catartiche, si compie il passaggio rivoluzionario di aprirsi unicamente al momento presente, stando solo con ciò che c’è, osservando i nostri vari stati interiori, pensieri, sensazioni, emozioni, così come sono, senza aggiungere nulla ad essi (ne mantra, ne immagini, ne visualizzazioni per intenderci). In queste pratiche dinamiche ci si limita a lasciar uscire/scaricare tutto ciò che è compresso dentro di noi, avendo grande cura di osservarlo durante tutto il processo, e risultano molto efficaci per noi occidentali, sempre frenetici ed agitati.

Ma c’è di più di questo, c’è la madre di tutte le meditazioni, creata direttamente dal Buddha 2500 anni fa, dalla quale deriva la Mindfulness occidentale: stiamo parlando della Vipassana (o più correttamente i tre stadi di Anapana- osservazione del respiro, Vipassana- osservazione delle sensazioni e Mettha- compassione amorevole). Questa pratica che ha un approccio per la maggior parte statico, si concentra essenzialmente solo su ciò che esiste in maniera universale per tutti gli esseri umani: il nostro respiro e le nostre sensazioni (comprese le emozioni e gli stati d’animo più sottili). Tutti respiriamo e tutti possiamo tornare con la consapevolezza al nostro respiro e alle nostre sensazioni. Questa pratica, esercitata nel totale silenzio, è anche quella tecnicamente più semplice ed essenziale (seppur non facile). Anche in questo caso non viene creato nulla di aggiuntivo (mantra, immagini, e nemmeno movimenti…) a ciò che già c’è, ovvero il nostro respiro e le nostre sensazioni, nel momento presente.

Jon Kabat-Zinn, biologo e scrittore statunitense, professore emerito di medicina e fondatore del Center for Mindfulness in Medicine, Health Care and Society presso la University of Massachusetts Medical School, negli anni ‘70 ha “ripulito” la Vipassana da qualunque elemento filosofico/religioso, mantenendo solo la tecnica in sé con un approccio fortemente scientifico, portandola in Occidente con il nome di Mindfulness: “consapevolezza piena” appunto, o molto più semplicemente “consapevolezza”. Egli definisce la Mindfulness come “la consapevolezza che emerge prestando intenzionalmente attenzione, nell’istante presente e in modo non giudicante, al dispiegarsi dell’esperienza, momento per momento” (Kabat-Zinn 2003). Zinn ha fuso scienza e spiritualità, sviluppando un vero e proprio protocollo chiamato MBSR (Mindfulness based stress reduction – programma per la riduzione dello stress basato sulla mindfulness), trovando nello stress il principale disagio della società moderna e verificando come la Mindfulness ne riducesse ampiamente gli effetti.

Negli ultimi 40 anni sono stati eseguiti migliaia di studi scientifici che dimostrano come la Mindfulness crei enormi benefici nella vita delle persone e migliori la propria capacità di gestire lo stress, il dolore, la malattia, la depressione ed altri innumerevoli disagi psicologici, cambiando completamente il nostro modo di prendere la vita.

La Mindfulness classica va quindi compresa nel recipiente più vasto della meditazione, come sua punta di diamante. Essa è la quintessenza della meditazione e se portata nel proprio quotidiano, nelle relazioni, nel lavoro, può portare ad una pienezza esistenziale e ad una presenza nel momento attuale, che forse solo da bambini si riesce ad avere.
La Mindfulness, è una capacità naturale, presente in tutti noi in una certa misura. Si tratta di portare attenzione alla nostra esperienza, momento dopo momento, con atteggiamenti particolari di apertura mentale e curiosità. L’opposto della Mindfulness sono: incuranza, distrazione, spesso descritta come ‘pilota automatico’.

Questa disattenzione diffusa e questo “disimpegno”, rispetto all’esperienza presente, può significare che tendiamo a reagire alla vita, più per abitudine o impulso, piuttosto che con cura e attenzione. Quando ci immergiamo maggiormente nel vivere in diretta la nostra esperienza, nel momento in cui la stiamo vivendo, è possibile allora sbloccare il potenziale di apprendimento e di crescita che abbiamo dentro di noi, permettendoci di rispondere, in modo creativo, alle sfide che la vita ci propone quotidianamente. La Mindfulness è quindi la capacità, che consente alle persone, di concentrarsi sull’esperienza che stanno vivendo, nel momento in cui accade, con un atteggiamento di apertura, curiosità e cura. In realtà siamo tutti un po’ attenti, qualche volta, ma possiamo scegliere di coltivare questa facoltà e perfezionarla in misura maggiore, per ottenere un alto livello di padronanza. Questo è possibile attraverso l’esercizio, continuo e costante.

In particolare da alcune ricerche (Santarnecchi E., 2014), effettuate sui partecipanti ad un programma Mbsr, sono stati rilevati cambiamenti nella morfologia di alcune aree della corteccia cerebrale, e in particolare in quelle deputate alla memoria, all’empatia, alla consapevolezza di sé e allo stress. Infatti il nostro cervello è Plastico e il concetto fondamentale delle nuove neuroscienze è che nel corso del tempo il cervello può “modificarsi”. Per questo, non sono solo le abilità pratiche quelle che possono essere incrementate, ma anche le qualità umane come la Pazienza, l’Attenzione, la Resilienza, l’Empatia, la Concentrazione si prestano ad essere addestrate, attraverso un corso di mindfulness, esattamente come una qualsiasi altra abilità: parlare una lingua, praticare uno sport o suonare uno strumento musicale.

L’efficacia del Programma Mbsr è documentata dal 1982 sul sito PubMed (l’archivio pubblico biomedico del Governo USA:
fonte Pubmed), dove si possono trovare molte ricerche scientifiche, avvalorate da rigorose indagini di istituti accademici
accreditati. Ad oggi, più di 26.000 persone hanno portato a termine questo specifico programma, proposto dalla Stress Reduction Clinic del Center for Mindfulness e da oltre 750 centri per la gestione dello stress e la salute mentale nel mondo. Risulta quindi
sempre più essere stata sdoganata la visione della meditazione come “pratica alternativa”, ma anzi risulta essere sempre più presente anche in contesti istituzionali e aziendali.

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