Design Thinking: un caso studio

Design Thinking: un caso studio

Ambiti Complessi

Sono sempre stato attratto da tutto quello che si poteva ideare, progettare e costruire, temi che ho approfondito durante il mio percorso universitario in progettazione nei così detti “ambiti complessi”. Un termine usato per indicare un sistema caratterizzato da continui mutamenti di diversa natura che, per chi li subisce, sono difficili da leggere e ancor più da affrontare.

Ho sempre ritenuto che all’approccio strategico della progettazione mancasse una reale aderenza con l’oggetto della trasformazione: le persone.

Infatti, in un contesto in continua transizione nel quale le persone esprimono una vasto ventaglio di necessità, si rivela sempre più necessario, per aziende e organizzazioni, ideare soluzioni “su misura”, orientando il focus su quello che è realmente importante per le persone stesse.

Questa convinzione mi ha portato ad approfondire strumenti in grado di semplificare la complessità del contesto attraverso l’integrazione di capacità analitiche e attitudini creative: il Design Thinking.

 

Design Thinking e “New Normal”

Da uno studio dell’Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano è emerso come il pensiero creativo potrà supportare la nuova normalità generata dalla pandemia attraverso l’uso di nuovi strumenti basati su tecniche di collaborazione che pongono al centro l’essere umano.

Infatti, fin dalla sua definizione negli anni ’60, il Design Thinking è diventato una pratica molto diffusa tra le organizzazioni e le aziende (es. IBM, Google, Diesel, Uqido ecc…) per comprendere i bisogni dei propri clienti finali.

Ora più che mai, il Design Thinking ci sfida a riformulare i problemi e sviluppare soluzioni e innovazioni, tenendo in considerazione il comportamento umano al fine di “guidare” con maggiore certezza le nostre soluzioni aziendali e organizzative.

Al di là di un processo, il Design Thinking è una mentalità, e in questo panorama incerto e mutevole, ciò che dobbiamo cambiare è il pensiero di come vogliamo cambiare il mondo.

 

Come Factory accompagna le imprese al cambiamento organizzativo attraverso il Design Thinking.

Durante i nostri interventi, non ci chiediamo semplicemente qual è il problema, ma cerchiamo di scavare più a fondo. Cerchiamo di lavorare per comprendere non solo il  business ma anche il cliente e il contesto in cui opera, ci sforziamo di comprendere di cosa hanno veramente bisogno e quali sono le loro motivazioni, le aspirazioni e i desideri più profondi. 

La definizione di un obiettivo di lavoro per i nostri clienti è il risultato di un viaggio attraverso un problema e la scoperta dei bisogni sottostanti che possono venire soddisfatti da una soluzione coerente, definita attraverso l’esplorazione di più opzioni e la promozione del “pensiero divergente” ed esplorativo.

Infine, cerchiamo di trasmettere ai nostri clienti la cultura del fallimento secondo il mantra “Fallire velocemente, fallire spesso, fallire a buon mercato”. Questo è possibile poiché il Design Thinking aiuta il gruppo di lavoro a far emergere apprendimenti significativi derivati ​​dalla sperimentazione di possibili soluzioni nella loro forma prototipale.

 

Il Design Thinking come strumento per l’analisi dei processi organizzativi: un caso studio

Tra il 2020 e il 2021 siamo stati chiamati da un’Amministrazione locale della provincia di Padova per un intervento di redesign di un servizio rivolto ai cittadini. Le indicazioni date dalla committenza prevedevano inoltre di coinvolgere attivamente i referenti del servizio per  migliorare la coesione e la collaborazione del gruppo, il tutto attraverso 12 incontri di 2 ore ciascuno eseguiti interamente on-line

Per prima cosa, grazie allo strumento “User’s Journey”, è stato possibile per il gruppo di lavoro, costituito da circa 10 soggetti, iniziare a mappare il processo del servizio a partire dal punto di vista dell’utente. Questo ha consentito di rilevare sia sul lato di “visibilità” del servizio che sul lato più organizzativo tutti gli elementi che secondo i partecipanti costituivano delle criticità. Questo lavoro ha consentito di semplificare un processo molto complesso permettendo al gruppo di allinearsi rispetto a problemi comuni da cui è stato possibile elaborare soluzioni coerenti, efficaci e condivise.

 

L’analisi dei processi attraverso la User’s Journey

La user’s Journey è uno degli strumenti più interessanti del Design Thinking, utilizzato molto spesso per capire il funzionamento di un nuovo servizio o riprogettare uno esistente. Questo strumento, come tutti quelli del Design Thinking, utilizza il “pensiero visuale”, un approccio basato sulla visualizzazione grafica delle informazioni che raccontano l’interazione tra l’utente e il servizio, attraverso una rappresentazione sintetica di tutte le fasi dell’esperienza e le relative azioni compiute fase per fase secondo una sequenza logica di interazione. 

Per ogni fase, vengono quindi specificate le attività che l’utente svolge, le criticità che ostacolano il percorso e il conseguente livello di soddisfazione o frustrazione nell’esperienza. In sintesi la User’s Journey permette in un primo momento di generare idee partendo dalle criticità esistenti, e in un secondo momento di raccontare e validare il nuovo modello elaborato, illustrando come si svolge ora e come si potrebbe svolgere in futuro l’esperienza utente.

Segui i nostri prossimi articoli del blog, ti racconteremo gli altri applicazioni del Design Thinking e ulteriori strumenti che usiamo nelle nostre consulenze e formazioni. Se nel frattempo vuoi maggiori informazioni oppure fissare una call di conoscenza gratuita dei nostri servizi contattaci al 3404190915 oppure compila il form contatti.

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